SICUREZZA STRADALE: IL RUOLO DELLA TECNOLOGIA

Intervista con Roberto Sgalla, Direttore Centrale delle Specialità POLIZIA DI STATO

Le statistiche indicano che l’incidentalità stradale è ancora un fenomeno difficile da debellare. Qual è la sua considerazione?

La sicurezza stradale è uno dei maggiori problemi che i Paesi europei devono affrontare. È un argomento sempre attuale e rappresenta una questione prioritaria in tutti gli Stati membri, a livello locale, regionale e nazionale. È ambizioso il Programma di azione europea che punta al dimezzamento dei morti sulle strade entro il 2030. In tal senso, il nostro impegno deve essere orientato nella duplice direzione dell’incremento quantitativo e qualitativo dell’attività di prevenzione, al fine di ridurre con maggiore efficacia il numero degli incidenti stradali più gravi e rafforzare in tutti la consapevolezza per una guida più sicura. Sembra esserci una percezione di superficialità dei rischi tra gli automobilisti. È un’analisi corretta? In effetti riscontriamo spesso una sottovalutazione del rischio legato a determinati comportamenti di guida imprudenti. Tra quelli più frequenti sono da segnalare la guida distratta – in particolare quella legata all’uso di smartphone e cellulari –, la velocità troppo elevata, il mancato rispetto della precedenza, l’uso eccessivo di alcool e sostanze stupefacenti. In ambito europeo, la Commissione ritiene che la guida distratta possa comunque essere causa o concausa di una percentuale variabile dal 10 al 30% di incidenti stradali.

Auto dotate di box telematiche, le più evolute capaci di intervenire anche sugli stili di guida e di prevenire situazioni potenzialmente pericolose. L’innovazione è decisiva in quest’ambito?

Tecnologia e sicurezza sono un binomio inscindibile anche nel settore della sicurezza stradale. Ritengo che l’introduzione delle nuove tecnologie sui veicoli che possano intervenire efficacemente per prevenire situazioni pericolose sia molto importante. La distrazione, infatti, può essere efficacemente contrastata con l’impiego di sistemi, molti dei quali già disponibili sulle autovetture, che intervengono in caso di pericolo per rallentare o fermare l’auto. Si tratta di un processo di evoluzione dei sistemi, che porterà gradualmente alla guida sempre più automatizzata, che deve essere incentivato. Per l’azione di controllo delle Forze di Polizia sarebbe utile anche prevedere l’introduzione su tutti i veicoli di scatole nere in grado di registrare il comportamento del conducente nei minuti precedenti o successivi ad un evento infortunistico.

Sicurezza significa anche accertare violazioni che ostacolano la corretta circolazione o impedire che vadano in giro auto senza assicurazione. Come intervenire?

A fronte di 54 milioni di veicoli circolanti in Italia, la Polizia Stradale e l’Arma dei Carabinieri esprimono giornalmente circa 12.700 pattuglie; anche considerando il contributo degli altri Corpi di Polizia è evidente la sproporzione tra parco circolante e servizi di vigilanza. Lo strumento ritenuto più idoneo, flessibile e sostenibile per raggiungere gli obiettivi di sicurezza è perciò lo strumento tecnologico su quale è necessario investire risorse economiche. Naturalmente occorre precisare che i controlli di polizia sono sempre e solo strumentali ad un efficace controllo del territorio che apporti progressivi tassi di sicurezza. Non è in linea con questi scopi un’attività di controllo che si fondi sulla volontà di cogliere in flagranza il cittadino con metodi in stile di agguato, né mai l’attività sanzionatoria ha lo scopo di incrementare le entrate dell’Erario. La tecnologia apre poi a scenari di sviluppo di modelli operativi foriera di risultati confortanti. In questo settore molto è stato già fatto e si sta facendo. È necessario, tuttavia, proseguire sulla strada intrapresa per realizzare un sistema che, adeguatamente calibrato, possa portare sicuri e stabili effetti di prevenzione.