Mobilità connessa, la rete fa sistema

Di Giacomo Dotta, WEBNEWS.IT

La grande rivoluzione digitale è iniziata nel momento in cui masse di utenti hanno iniziato a collegare il proprio pc alla Rete, utilizzandolo anzitutto per navigare online alla ricerca di notizie, risorse e scambi informativi con altre persone. Il valore di questa rete, è stato chiaro fin da subito, sarebbe stato ben maggiore rispetto alla semplice somma dei singoli dispositivi collegati. Ora la medesima rivoluzione sta per coinvolgere il mondo dell’Automotive e della mobilità, poiché l’arrivo della connettività nel cuore delle automobili trasforma queste ultime in qualcosa di profondamente differente rispetto al passato.

Rete stradale e oltre. La rete stradale del futuro va immaginata in modo più astratto rispetto a quanto non avvenga oggi. Va immaginata come una rete neurale, in continuo movimento ed in attività febbrile.
Va pensata non come una mappa, nella quale le strade si incrociano o si affiancano, ma come un insieme di entità connesse. La rete stradale del futuro sarà dunque disegnata direttamente dalle entità che la compongono, la sfruttano, la percorrono. Soprattutto, la rete stradale del futuro non sarà soltanto asfalto. Anzi. Sull’asfalto correranno infatti le connessioni, all’interno di un sistema che farà dialogare le auto, le persone, i selciati di percorrenza, i segnali stradali, i semafori, le istituzioni, le aziende, una moltitudine di sensori e molto altro ancora.

Auto, persone, bit. Immaginare le strade come layer reale di una dimensione virtuale, significa però anche trascendere veicoli e persone alla mera idea di bit informativi. L’auto, la persona ed i segnali altro non sono se non entità in movimento, connesse ad una rete onnicomprensiva che tramuta tutto in numeri e codice binario: identificativi per gli oggetti, identità per le persone, geolocalizzazione per ogni elemento, tempistiche per la percorrenza. Tutto ciò, all’interno di un monitoraggio continuo e capillare, significa una summa di dati di dimensioni abnormi, ma tali da restituire importanti significati e capacità predittive ai sistemi intelligenti.

La rete fa sistema. La capacità di fare sistema è proprio nella possibilità di mettere in contatto varie entità, stimolandone l’interdialogo alla ricerca di un valore aggiunto da mettere a disposizione dell’individuo e più generalmente del sistema di mobilità urbana.
Verrà un giorno in cui le auto diminuiranno la propria velocità non in funzione esclusiva di una scelta della persona (il cui raziocinio potrebbe essere errato, distratto o addirittura deviato), ma all’interno di una valutazione computazionale tra i desideri di chi preme l’acceleratore ed i limiti imposti dalla segnaletica stradale. Verrà un giorno in cui ogni autista traccerà in anticipo la propria strada e il dispositivo tecnologico porterà i singoli alla scelta migliore non soltanto nel contesto del proprio singolo tracciato, ma all’interno di un sistema di valutazione che computa le concentrazioni di traffico, i lavori in corso sulle carreggiate, gli incidenti, le previsioni meteo, gli orari di uscita dalle scuole, i mezzi pubblici disponibili ed altro ancora.
La mobilità di domani sarà più complessa di quella odierna e di quella del passato. Ma proprio questa complessità, una volta regimentata da strumenti di interazione appropriati, ne sarà la ricchezza, l’intelligenza e il valore.
La complessità è data dall’evoluzione degli strumenti che consentono di uscire dal caos e dalla casualità. La complessità è data da sistemi di monitoraggio e sistemi predittivi. La complessità è il costo necessario per arrivare all’efficienza, ma quel che se ne può ottenere è qualcosa di inestimabile valore.

Tutto è input, tutto è output. Se la rete stradale va pensata come una rete neurale nella quale scorrono informazioni elementari che una intelligenza superiore avrà il dovere di carpire, leggere e interpretare, va da sé che ogni singola entità interessata debba fare la propria parte.
L’auto (agglomerato di sensori ed elementi di elaborazione intelligente) deve, ad esempio, fornire al sistema la propria posizione, la propria velocità di percorrenza, il proprio identificativo. La persona deve fornire la propria meta. La strada deve fornire i propri parametri in termini di velocità massima, divieti, ostacoli. Il vantaggio conseguente ricadrà tutto sull’utente, il quale potrà giovarsi di un percorso frutto di una intelligenza che, soppesati tutti i parametri disponibili, ha ricavato un modello che si avvicina quanto più possibile alla perfezione. Il tutto nell’interesse della collettività. Ridurre la mobilità ad un insieme di input e di output, insomma, significa consentire
una progettazione in tempo reale di quel che accade sul territorio. La forza è nei Big Data e nel significato che i grandi numeri sono in grado di celare tra le proprie maglie.

Internet of Things. Entro cinque anni ci saranno 250 milioni di auto connesse. Queste ultime andranno semplicemente a far parte di una rete di “cose” la cui intelligenza sarà identificata nella loro capacità di connettersi. L’Internet of Things è qualcosa di noto da tempo e connettere alla rete l’auto significa ripensare l’auto stessa: secondo Gartner, ad esempio, i produttori di automobili hanno il dovere di pensare immediatamente a sistemi più evoluti di infotainment, poiché la disponibilità di connettività scatena solitamente una bulimia di informazioni e servizi da parte delle persone che hanno la possibilità di attingervi.
Ma se la connessione diretta tra l’uomo e la Rete è soltanto l’aspetto più immediato della disponibilità di accedere a Internet da un veicolo (con immediate ricadute a livello individuale in termini di personale soddisfazione nell’esperienza d’uso), la dimension IoT è quella in grado di offrire i maggiori vantaggi a livello di sistema. Un’auto che si fa entità integrata a livello di rete, infatti, diventa a pieno titolo una delle entità di quella rete neurale a cui si
faceva riferimento.

La connettività è vita. Oggi la connettività permea le attività dell’abitacolo: è possibile ricevere radio in streaming, scrivere SMS per mezzo di interazione vocale, chiedere al navigatore di impostare un percorso, ricevere aggiornamenti in diretta, ascoltare Spotify. Il limite è dettato dai developer e dalle opportunità economiche di sviluppo.
L’auto non è più quel carro senza cavalli che nel ‘900 solleticava le speranze di una società che si allontanava dall’agricoltura, ma oggi anche la potenza del motore non è più in cima alla scala dei parametri tenuti in considerazione. Affidabilità e sicurezza come punti fermi, tecnologia e interattività come valori aggiunti: al mutare della domanda è mutata l’offerta e gli investimenti in innovazione sono pertanto sempre più ingenti e strutturati nei bilanci progettuali per le quattro ruote.
La connessione non è pertanto solo un canale sul quale fluiscono informazioni: cambia radicalmente la percezione del mezzo, moltiplica le opportunità durante il tempo passato a bordo, cambia i confini dell’auto stessa. Ridefinisce spazio e tempo del viaggio. E tutto ciò è solo l’inizio.

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