Vigili privati, non fatelo: un rimedio migliore c’è

Fermiamoli, prima che sia troppo tardi. Il governo si prepara a varare una colossale scemenza, costosa, anziché promulgare una norma di evidente, chiarissima utilità e di nessun costo per i cittadini. E’ questa faccenda degli “ausiliari del traffico per gli incidenti stradali”. Dovrebbe rientrare nelle norme di modifica al codice della strada inserite nel disegno di legge sul pubblico impiego che dovrebbe andare lunedì al Consiglio dei ministri. Ne ha parlato Affari Italiani nell’articolo di Sergio Luciano

Il quadro proposto parte dalla considerazione che:

In concreto, dovendo ulteriormente comprimere i già compressi costi per l’ordine pubblico, qualcuno al ministero delle Infrastrutture – o al Viminale, ma pensiamo che la Polizia Stradale non sia così sprovveduta – pensa di poter affidare a dei privati, sprovvisti dello “status” di pubblico ufficiale, il compito di dirimere le liti tra automobilisti che, dopo aver fatto un incidente lieve (quindi senza danni alle persone) non si mettono d’accordo sulla cosiddetta “constatazione amichevole”. E che al quel punto, illividiti dal diverbio, dovrebbero tuttavia trovare il fair-play per chiamare un signore che rappresenta solo se stesso, al netto di una deleguccia controfirmata da qualche funzionario di prefettura, per far decidere a lui di chi è la colpa. Un po’ come chiamare il vigilante di un istituto privato se si subisce un furto in casa.

Ma immaginiamoci la scena: arriva il vigile privato, senza status e senza pistola, e trova due automobilisti congestionati dalla rabbia, che si stanno insultando a vicenda, al punto da non aver ammesso le reciproche responsabilità. Come minimo furibondi, spesso peggio: decisi ciascuno a fregare l’altro, cosa che nei “concorsi di colpa” è la regola. E cosa dovrebbe fare, a quel punto, lo pseudo-vigile? Mettersi di mezzo, a rischio di prenderle? Chiunque sia occorso in un episodio del genere sa che quando invece arriva la Stradale, o un Vigile o un Carabiniere, magari capisce Roma per Toma, e spesso dà torto a chi ha ragione e viceversa, ma per lo meno la chiude lì, perché per lo meno, con la divisa, il distintivo e la Beretta, mette un po’ di paura anche alle teste matte. Ma non basta, ragioniamoci di più su questa incombente bestialità. Diciamo innanzitutto che se lo Stato pensa a una simile norma per risparmiare, è chiaro che non vuol essere chiamato a pagare il lavoro di questi signori. E allora chi lo paga?

L’articolo prosegue ricordando come esista una soluzione ‘alternativa’ che avrebbe nessuna incidenza sul portafoglio dei contribuenti :

Dalle anticipazioni della vigilia non si sa ma è logico che a pagare, quando non è lo Stato, siamo noi. O direttamente, o indirettamente, nel caso in cui l’onere di questo servizio sia addossato agli assicuratori privati che, essendo tutt’altro che filantropi, si rivarrebbero del maggior costo rincarando le loro tariffe. Diciamo allora, innanzitutto, che è vomitevole che anche questo governo si mostri incapace di tagliare i costi per non alzare le tasse, per cui a fronte della conferma delle tasse di ieri, fingono di non aumentarcele ma in compenso ci tagliano i servizi che quelle tasse dovrebbero servire a pagare: il che equivale, in sostanza, a togliere “valore” alle tasse che paghiamo. Inoltre, la costruzione partorita dalla fervida mente di questi mister X che ci governano è delirante non solo perché costosa e inefficiente ma anche perché il modo per alleggerire il peso della “sinistrosità stradale”, patologicamente gonfiata in Italia dalle truffe, c’è ed è chiarissimo, solare, ed economico: imporre per legge la “black box” (scatola nera) a tutti gli autoveicoli. Pagata ovviamente dalle assicurazioni, e non dai cittadini, perché le compagnie sono le prime a sapere che con quella piccola spesa pongono le premesse per risparmiare sugli indennizzi agli imbroglioni. E quindi già oggi, anzi da anni, lungi dal rincarare il prezzo delle polizze di chi spontaneamente adotta la scatola nera, glielo riduce e di molto. Quindi, se il sistema diventasse obbligatorio e di massa, non potrebbero certo pretendere rincari.

Nell’articolo si dà spazio alle principali caratteristiche della Black Box  e dei differenti discorsi  che circolano intorno:

La “scatola nera” è un aggeggino grande quanto un pacchetto di sigarette che unisce, al suo interno, un “gps” (ovvero il dispositivo che rileva la posizione del veicolo e la sua velocità momento per momento) ad un accelerometro, cioè un altro dispositivo in grado di misurare le brusche variazioni di moto del veicolo stesso, per distinguere le linee di forza della collisione che ha generato l’incidente: analizzando il “report” della scatola nera, chiunque – salvo casi maledettamente complicati – può senza incertezze ricostruire la dinamica dell’urto, e quindi le responsabilità. Le numerose caste che lucrano sulle truffe – tanti liquidatori (non tutti), tanti avvocati (non tutti), tanti meccanici e carrozzieri (non tutti) – si oppongono a questa norma strepitando contro i rischi per la “privacy” che nascerebbero dall’applicazione della “black box” su larga scala. Menzogna e ipocrisia: negli incroci cittadini, le telecamere già ci riprendono; gli operatori telefonici conoscono sempre precisamente la nostra posizione istantanea grazie ai nostri telefonini; il Telepass memorizza i nostri tragitti autostradali. Insomma, lasciamo una “scia elettronica” che a paragone quella di una lumaca è niente. Cosa vuoi che pesino un po’ di dati in più, a fin di bene?

Imporre per legge a tutti gli automobilisti e a tutte le compagnie assicurative di adottare le scatole nere al prossimo rinnovo di polizza Rc significherebbe nel giro di un anno costringere il popolo automobilistico più indisciplinato del pianeta, quello italiano, a fare meno il furbo, a litigare meno e a comportarsi meglio. Com’è successo col Tutor sulle autostrade che lo hanno adottato dove, miracolo, gli incidenti mortali si sono nettamente ridotti.

Corollario: è ovvio che una dose di contenzioso sugli incidenti rimarrebbe comunque. Ma si potrebbe passare di competenza la materia ai giudici di pace che, supportati dai dati delle scatole nere, verrebbero alleggeriti del lavoro istruttorio che non possono svolgere e che ingolfa oggi gli uffici della magistratura ordinaria.

Riepilogando: il governo, con questa norma, taglia un servizio al cittadino, il che è come alzare le tasse; introduce un rimedio peggiore del male, perché i vigili privati non potrebbero mai essere efficienti come quelli pubblici; pone la premessa per un aggravio diverso ma salato dei costi di chi guida. Con le scatole nere nessuno subirebbe quest’aggravio e il sistema dell’accertamento e dell’indennizzo degli incidenti automobilistici si moralizzerebbe e diverrebbe efficiente. E’ troppo sperare che qualcuno a Palazzo Chigi eviti una simile baggianata e faccia una cosa semplice e utile?