Sicurezza stradale,responsabilità condivisa

Intervista con Sergio Dondolini Direttore Generale per la Sicurezza Stradale MINISTERO INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Negli ultimi dodici anni il numero di decessi su strada si è ridotto costantemente e in modo significativo, dimezzandosi quasi. Si è passati dai 7096 morti del 2001 ai 3653 del 2012. Analogamente, positivo è stato il trend registrato, nel periodo dal 2002 al 2012, per quanto riguarda i feriti e gli incidenti con danni alle persone. Come mostrano questi dati i risultati ad oggi sono stati incoraggianti anche se ancora molto c’è da fare. L’attuale situazione non deve infatti essere considerata un punto di arrivo ma di partenza ai fini del raggiungimento degli ambiziosi obiettivi di riduzione della mortalità al 2020.
La sicurezza stradale è una responsabilità condivisa. Stanno facendo tutti la loro parte?

I risultati raggiunti sono frutto di un progressivo cambiamento che ha interessato e che interessa tutte le componenti del sistema: l’infrastruttura stradale, i veicoli circolanti, il comportamento degli utenti. Un ruolo rilevante del lavoro svolto è da attribuirsi al Piano Nazionale della Sicurezza Stradale ed alle misure eseguite attraverso i suoi programmi di attuazione. Questi hanno portato alla realizzazione sul territorio di numerosi interventi finalizzati alla sicurezza. Molta efficacia hanno avuto anche le misure di carattere legislativo introdotte, dalla patente a punti all’inasprimento delle sanzioni per comportamenti a elevato rischio fra i quali ricordo quelli per guida sotto l’effetto di alcool. Tra le azioni di prevenzione è da ricordare il forte aumento dei controlli per guida in stato di ebbrezza e della velocità media che ha costituito un elemento fortemente efficace per contribuire al miglioramento della sicurezza stradale sulle autostrade. Allo stesso modo sono da ricordare le molteplici iniziative realizzate, dalla formazione, alle campagne informative, nazionali e locali, che hanno contribuito a rendere gli utenti maggiormente consapevoli e responsabili rispetto al passato.

Obiettivo sicurezza 2020. Come si colloca l’Italia nell’Unione Europea a 27?

Con il nuovo Programma 2011-2020 l’Europa ha chiesto ai suoi Stati Membri di contribuire alla riduzione di un ulteriore 50% del numero di morti rispetto al 2010. L’Italia, in accordo con l’indirizzo comunitario, ha aggiornato la propria strategia attraverso la revisione del Piano Nazionale della Sicurezza Stradale Orizzonte 2020 che propone un obiettivo generale di riduzione dell’incidentalità e diversi obiettivi specifici per particolari categorie “a maggior rischio”. L’obiettivo generale del Piano è la riduzione del 50% del numero di decessi sulle strade entro il 2020, rispetto al totale dei decessi registrato nel 2010. Per le categorie a maggior rischio individuate, sono fissati obiettivi specifici di riduzione del numero di morti: pedoni (-60%), ciclisti (-60%), utenti delle 2-Ruote a motore (-50%) e utenti coinvolti in incidenti in itinere (-50%). Inoltre, per tutelare una categoria particolarmente vulnerabile, dall’elevata valenza sociale, nel PNSS Orizzonte 2020, è stato fissato un obiettivo tendenziale pari a zero per i bambini prevedendo che “sulla strada nessun bambino deve morire”.

In Europa si punta forte sul Progetto eCall …

Un forte impulso alla effettiva diffusione del servizio di chiamata di emergenza a bordo dei veicoli (ecall) è stato operato dall’Unione Europea con la direttiva 2010/40 del luglio 2010 in materia di diffusione dei sistemi di trasporto intelligenti (ITS) nel settore del trasporto stradale. L’art. 3, lettera d) della direttiva, in particolare, individua come azione prioritaria la predisposizione armonizzata in tutto il territorio dell’Unione europea di un servizio elettronico di chiamata di emergenza (eCall) interoperabile.  Nell’aprile 2013, inoltre, è stato pubblicato il Regolamento delegato n. 305/2012/UE che integra la citata direttiva proprio su questa materia. La tecnologia è matura e la normativa nazionale e comunitaria si sta definendo sempre meglio; restano comunque in piedi notevoli problemi di natura organizzativa legati al fatto che esiste una competenza incrociata di molti attori: i car maker, i costruttori di Black Box per l’after market, le forze di polizia, i gestori dei servizi di primo soccorso, i gestori di telefonia mobile, i gestori e i concessionari delle infrastrutture stradali, il gestore dell’Archivio Nazionale dei Veicoli, etc.. Insomma emerge una necessità di azione sinergica di molti soggetti, privati e pubblici, che dovrà necessariamente trovare, al più presto, un tavolo comune di confronto.

In Italia si parla generalmente di Scatola Nera e non tutti ne percepiscono i benefici.

Sono trascorsi ormai oltre dieci anni da quando le prime “Scatole Nere” cominciarono ad essere installate a bordo dei veicoli stradali; oggi sono quasi 3 milioni. La tecnologia si è evoluta: i dispositivi non sono molto più grandi di un comune pacchetto di sigarette e i dati da questi registrarti e trasmessi sono sempre più precisi ed affidabili. Si tratta in sostanza di apparecchiature in grado di misurare le accelerazioni e la posizione del veicolo su cui sono installate e di trasmettere queste informazioni tramite la rete di telefonia mobile. Il Ministero ha sempre creduto nel forte potenziale associato alla diffusione delle Scatole Nere ed ha avviato – già da alcuni anni – una stretta collaborazione con i principali gestori (Telematic System Provider) al fine di supportare al meglio la propria attività di monitoraggio del traffico ed infomobilità svolta dal CCISS. È di tutta evidenza, però, che l’intero settore – proprio al fine di sviluppare al meglio tutte le sue potenzialità – abbia bisogno di una più chiara ed incisiva azione di regolazione e di governance da parte dello Stato; molti passi si stanno compiendo in questa direzione ma il cammino è ancora lungo e non privo di ostacoli. Il pieno coordinamento tra i diversi attori è iniziato e dovrà continuare e rafforzarsi per dare completamente i suoi frutti. Se esiste un settore in cui la partecipazione attiva e responsabile di tutte le componenti della società civile è indispensabile, questo è proprio la sicurezza stradale. Grazie al Piano Nazionale per la Sicurezza Stradale si è cercato di promuovere ed ampliare la partecipazione dei soggetti che cooperano al miglioramento della sicurezza sulle strade ed importanti risultati sono stati conseguiti. Ciò è avvenuto attraverso la condivisione a tutti i livelli degli obiettivi e delle strategie. Occorre quindi proseguire sulla strada già intrapresa cercando di rendere sempre più consolidato questo percorso.