Intervista con Marco Giustini, Dipartimento Ambiente e Prevenzione Primaria, Reparto Ambiente e Traumi, ISTITUTO SUPERIORE DI SANITÀ
Gli incidenti stradali hanno un peso rilevante sullo stato di salute della popolazione e sull’utilizzo dei servizi sanitari, il che determina un crescente interesse verso gli aspetti di qualità della vita ed i costi di cura, ossia verso il consumo di risorse e le perdite di produzione che ne derivano. Proprio per rispondere a queste esigenze la Sanità, attraverso il Piano nazionale della prevenzione (PNP), adottato per il quadriennio 2014-2018, intende promuovere la salute tramite l’individuazione di 6 macroobiettivi comuni prioritari, tra i quali vi è quello di prevenire gli incidenti stradali e ridurre la gravità dei loro esiti.
Quanto pesa l’incidentalità stradale sulla politica sanitaria generale?
Gli incidenti stradali sono una seria emergenza sanitaria in tutti i paesi europei, quale prima causa di morte nelle età comprese tra i 15 ed i 35 anni. Si stima che nei Paesi ad economie avanzate i costi degli incidenti stradali ammontino tra 1 e 3 % del Prodotto Interno Lordo. Secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, pubblicate nel 2013, nel mondo ogni anno 1.240.000 persone muoiono in incidente stradale, tra 20 e 50 milioni sono i soggetti con lesioni non mortali, spesso con esito di disabilità permanente. Nei 27 Paesi UE sono morte nel 2012 per incidente stradale 27.724 persone: 55 persone ogni milione di abitanti. In Italia, nel 2013, sono morte in incidente stradale 3.385 persone (-9,8% sull’anno precedente). Riguardo ai feriti rilevati in ospedale, il sistema SINIACA-IDB ha stimato in circa 1 milione l’anno i feriti in incidente stradale acceduti in Pronto Soccorso – 1 soggetto su 7 presenti pericolo di vita evolutivo o immediato – e circa 72 mila ricoveri in ospedale.
Quanto è importante l’immediatezza del soccorso medico e di diagnosi, in termini di vite salvate o riduzione dell’entità del danno?
La mortalità per trauma, escludendo i decessi immediati per lesioni non compatibili con la sopravvivenza, vede un picco di massima incidenza nell’arco di 2-4 ore dall’evento dovuto all’evoluzione delle lesioni riportate (in particolare emorragie, insufficienze respiratorie e lesioni cerebrali). Una buona organizzazione dell’assistenza al traumatizzato, sia su strada che all’interno della struttura ospedaliera comporta un aumento significativo della probabilità di sopravvivenza. Sin dagli anni ‘70 fu identificata nella “golden hour” il momento ideale per trattare il traumatizzato. Questo concetto appariva come un’esigenza primaria negli Stati Uniti, dove il 60 % della mortalità era concentrato nelle prime sei ore. Studi condotti in Italia negli anni ’90 hanno dimostrato che circa il 40% dei decessi per trauma osservati si sarebbero potuti evitare grazie ad una corretta gestione delle prime fasi del soccorso e con un efficace inquadramento diagnostico.
Quali i principali fattori di rischio per la sicurezza stradale?
La guida di un veicolo è un compito assai complesso, centrato sull’interazione di tre elementi principali: Uomo- Ambiente-Veicolo. Focalizzandosi sul fattore umano, uno stile di guida particolarmente aggressivo e lo stato psicofisico del conducente possono considerarsi due tra i maggiori determinanti. Riguardo a quest’ultimo aspetto, l’alcol è l’elemento più rilevante nel caso d’incidenti stradali gravi o mortali; il rischio d’incidenti aumenta esponenzialmente a concentrazioni alcolemiche superiori a 50mg/100 ml di sangue. L’alcol, inoltre, spesso si associa al consumo di sostanze psicotrope – di per sé un altro notevole fattore di rischio – aumentandone sinergicamente la pericolosità. Oltre a questi fattori, anche l’assunzione di alcuni farmaci di largo consumo, elevati livelli di stress o affaticamento sono componenti importanti nella genesi dell’incidentalità stradale.
La parola chiave è prevenzione. Quanto può fare il sistema sanitario in azioni di informazione-educazione, in particolare dei giovani?
Per diminuire il numero e la gravità degli incidenti stradali servono programmi a lungo termine come pure la stabilizzazione degli attuali interventi di prevenzione e, consideratane l’etiologia multifattoriale, interventi che incidano simultaneamente su più fattori di rischio. In tale direzione il Sistema Sanitario Nazionale, attraverso il Piano Nazionale di Prevenzione indirizza le proprie azioni su strategie di dimostrata efficacia per la riduzione degli incidenti stradali quali la promozione di stili di vita corretti; l’informazione e la formazione sui fattori che alterano lo stato psicofisico alla guida quali uso di alcol e droghe o l’assunzione di farmaci e la stanchezza alla guida; l’informazione e la formazione sui pericoli legati alla guida senza cinture e senza casco e senza sistemi di ritenuta per i bambini, all’eccesso di velocità e alla violazione delle norme del codice della strada in genere; la tutela degli utenti vulnerabili della strada; l’organizzazione dell’emergenza e soccorso sanitario; e) le attività di advocacy presso le altre istituzioni coinvolte, in particolare per promuovere la mobilità sostenibile e sicura (potenziamento del trasporto pubblico locale, pianificazione urbanistica, messa in sicurezza dei percorsi casa scuola).