La storia di Domenico Petrone, l’ospite dell’intervista finale di giovedì 12 marzo, è straordinaria. Quando me l’ha raccontata al telefono ne sono rimasta affascinata. Di lui sapevo che era il leader della maggior azienda di antifurti satellitari in Europa ma non sapevo come fosse arrivato fino a lì. Una vicenda “esemplare” di quelle che danno un’iniezione di fiducia a tutti gli scoraggiati dei nostri tempi. Domenico Petrone è figlio di un immigrato pugliese, arrivato a Torino agli inizi degli anni ’60, quando i meridionali venivano chiamati terroni e davanti ai bar c’era scritto “vietato l’ingresso ai cani e agli immigrati”. Dal sud allora ne arrivavano tanti a Torino, i più confluivano alle catene di montaggio della Fiat, altri cercavano fortuna nelle altre realtà industriali. Il padre di Domenico, al suo paese, Corato provincia di Bari, faceva l’ebanista, era un artigiano di grande talento e a Torino trova un posto in una fabbrica di mobili. Per Domenico però i primi anni sono durissimi. A scuola lo prendono in giro per il suo accento, e nel pomeriggio non trova compagni con cui giocare. Ma le cose cambiano e a volte cambiano in meglio.
Mentre faticava al liceo, il giovane Petrone si iscrive alla scuola per corrispondenza Radio Elettra di Torino e si appassiona all’elettronica. Anche lui, a Torino, come Steve Jobs in California, si chiude in garage e traffica con valvole e fili di rame. Se Steve Jobs inventa la Apple, Petrone costruisce radioline, ma non si ferma. L’elettronica lo appassiona e il suo garage diventa in pochi anni, un laboratorio, un capannone, una piccola azienda fino al salto verso il successo.
Rileva nel 2002 Viasat, un gigante delle comunicazioni satellitari ma con i conti in rosso. Petrone, che fino ad allora aveva fornito solo schede elettroniche ai grandi gruppi come Olivetti, IBM, Ericson si butta nell’impresa, la risana e cresce. Oggi è il numero uno in Europa.
Petrone parla con accento piemontese, va raramente a Corato, ha una bella barca e nei week end suona il sax come faceva da ragazzo sulle musiche di Jimmy Hendrix e dei Rolling Stones.
Alessandra Mattirolo