Niente paura la risposta al “cargo crime”

Si chiama “cargo crime”. L’espressione riassume i reati predatori compiuti ai danni dei mezzi pesanti. Dai dati ufficiali dell’UE, si evince che il furto delle merci movimentati nelle catene logistiche di fornitura Europee, incide sull’aggravio dei costi aziendali per ben 8,2 miliardi di Euro all’anno. “Le minacce della criminalità organizzata stanno aumentando sensibilmente in tutto il Vecchio Continente – dice Franco Fantozzi, Presidente dell’Italian Working Group Tapa Emea – e si manifestano in maniera sempre più violenta in alcuni Paesi, tra cui l’Italia, dove a preoccupare sono principalmente le rapine”. Come prevenire i reati? Con la telematica satellitare.


Furti e rapine ai danni degli autotrasportatori in Italia e Europa. Quali i paesi più a rischio? E quali i numeri più significativi?
Il fenomeno dei furti e delle rapine a danno degli autotrasportatori registra un notevole incremento in Italia e in Europa. Secondo dati raccolti dal sistema di archiviazione e analisi di Tapa Emea, sono stati registrati 2611 crimini nei confronti di autotrasportatori nel 2016, con un incremento del 72% rispetto all’anno precedente. I paesi più a rischio sono stati Regno Unito, Paesi Bassi, Germania e Svezia. Anche nel primo quarto del 2017, con già oltre 700 incidenti registrati, il trend non diminuisce. Per quanto riguarda l’Italia, dove sono stati inseriti a sistema poco più di 60 reati per l’intero 2016, dobbiamo evidenziare che il dato è senz’altro sottostimato. Questo per due motivi: primo perché, a differenza di quanto avviene in altri Paesi, le Forze dell’Ordine non contribuiscono all’alimentazione della banca dati per motivi di restrizioni legislative, sia soprattutto per l’atteggiamento diffidente che le aziende hanno nel denunciare l’evento.

Il ricorso ad azioni particolarmente violente da parte dei criminali è una peculiarità tutta italiana. Quali le tecniche più utilizzate?
Le azioni violente, con il ricorso alle armi e veri e propri sequestri di persona verso gli autisti, non sono una peculiarità tutta italiana, registrando queste modalità anche in Sud Africa e nell’Europa dell’Est. Certamente il nostro Paese ha affinato la tecnica nel tempo e negli anni. I “modus operandi” più diffusi sono: intrusioni (taglio del telone, apertura delle porte posteriori), blocchi stradali, finti controlli di Polizia. A questi si è aggiunto il cosiddetto metodo “Rumenian roll” – sottrazione in movimento con tecnica acrobatica – e, naturalmente, l’uso di Jammer ed altri sistemi elettronici.

In tal senso, quali sono le strategie e le soluzioni per combattere il cargo crime?
La telematica satellitare è senz’altro determinante e rappresenta un elemento essenziale per predisporre un’adeguata azione di prevenzione del cargo crime, naturalmente a patto che sia supportata da adeguate procedure di controllo, verifica e intervento. Noi, come Tapa working Group, stiamo sostenendo l’incentivazione del ricorso alle migliori soluzioni tecnologiche e, contestualmente, stiamo portando avanti inziative progettuali ed articolate nel settore delle aree di parcheggio sicure, dei protocolli d’intervento con le Forze di Polizia e della diffusione degli standard di sicurezza Tapa.

In merito al tema sicurezza c’è qualche Paese che si distingue più di altri. Insomma, chi sono a livello europeo i più lungimiranti?
Certamente i Paesi del Nord Europa, dove le aree di parcheggio sicure e certificate sono più diffuse ed è maggiore il numero delle aziende che impiegano standard e sistemi di sicurezza tecnologicamente avanzati. In queste zone c’è più consapevolezza del problema rispetto ad altre. Di conseguenza c’è una maggiore attuazione di progetti finalizzati alla prevenzione e repressione del cargo crime.