Quello del 2022 è stato per il mercato automotive uno degli anni peggiori dell’ultimo mezzo secolo. Il Centro Studi Promoter, riportando i dati conclusivi, evidenzia come in Italia le immatricolazioni dell’intero anno sono scese a 1.316.702 unità con un calo del 9,7% sul 2021 e del 31,3% sul 2019. Il risultato del 2022 supera soltanto dello 0,9% il livello di 1.304.842 immatricolazioni del 2013, che era stato il peggior risultato dal 1978.
I motivi dietro la crisi sono molteplici. L’avvento della pandemia, e successivamente la guerra in Ucraina, ha bloccato la produzione e la vendita e il ‘chip shortage’ è la conseguenza più evidente. Questo ha comportato considerevoli ritardi nelle produzioni e nelle consegne di veicoli nuovi. L’offerta di microchip è diminuita, la domanda aumentata, i prezzi sono lievitati e hanno avuto un forte impatto su tutta la filiera dell’auto.
Solo nella seconda parte dell’anno si è registrata una inversione di tendenza grazie al miglioramento nelle forniture di tutte le componenti essenziali per la costruzione di automobili. A dicembre le immatricolazioni sono state 104.915 con una crescita del 21% rispetto a dicembre 2021, ma con un calo del 25,3% rispetto allo stesso mese del 2019, cioè dell’anno che ha preceduto la pandemia. Quella di dicembre è la quinta crescita mensile consecutiva dopo una prima parte del 2022 in forte calo, ma non modifica la valutazione sull’intero anno che ha fatto registrare un risultato catastrofico.
Anche per il mercato delle auto usate le cose non vanno molto bene. L’intero settore (sono dati Unrae), infatti, è in contrazione dopo i primi 9 mesi del 2022, in confronto con i dati raccolti nello stesso periodo dello scorso anno. Andando ad approfondire l’analisi si nota però un importante incremento dei trasferimenti di proprietà tra privati che diventano sempre più rilevanti arrivando a sfiorare una quota del 60% del totale. E che continua a prediligere gli scambi tra modelli con tanti anni sulle spalle.
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