Industria 4.0 sfida per l’Automotive

Intervista con Aurelio Nervo, Presidente ANFIAAssociazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica

Il mutare della percezione che le persone hanno della mobilità, del viaggio e dell’automobile, cambia anche le regole di ingaggio che le case automobilistiche debbono inseguire per rispondere al meglio alle esigenze del mercato. Questo contesto implica la necessità di un dirompente cambio di paradigma nel settore industriale e nella conseguente capacità di trasformare processi, pratiche, logiche verso il concetto di Industria 4.0 basato sulla piena integrazione dei diversi attori della Value Chain e capace di garantire connettività.

Quali sono i risultati più rilevanti?
In base ai risultati 2017 del Piano Impresa 4.0 si evidenzia, nell’industria in generale, una crescita degli investimenti in innovazione dell’11% superiore a quella della Germania e di altri Paesi a forte vocazione manifatturiera. Gli investimenti in macchinari e automazione crescono del 13% e la componente elettronica del 7%. Il Piano ha favorito anche i fenomeni di open innovation e lo sviluppo di nuove imprese. Anche le aziende Automotive stanno investendo in questo senso, per ridurre i costi e il time-to-market, nonché migliorare l’efficienza.

Quali sono i benefici attesi rispetto a questa “Quarta rivoluzione industriale”?
Per il 2018 si stima un incremento importante nelle medie imprese, unita a una significativa spinta delle attività di formazione e di reclutamento. La crescita degli investimenti in innovazione, inoltre, ha effetti positivi sull’export, migliorando la posizione dell’Italia nella competizione internazionale con altri Paesi manifatturieri. La rivoluzione digitale favorirà poi la creazione di nuovi soggetti imprenditoriali e di nuove figure professionali.

Con Industria 4.0 anche l’Automotive diviene protagonista?
L’impatto sulla filiera Automotive implica importanti modifiche nelle strutture organizzative delle imprese: l’integrazione con l’elettronica comporta l’introduzione in azienda di tecnici specializzati, anche tramite l’acquisizione di aziende produttrici di software di sviluppo prodotto. Un altro grande cambiamento riguarda la gestione digitale di tutti i processi aziendali. Per gli operai, ad esempio, la digitalizzazione comporta non solo una riflessione sulle ricadute di una crescente automazione dei processi in termini di forza lavoro occupata, ma anche l’acquisizione di nuove competenze per lavorare sulle linee di produzione automatizzate.

Nella fabbrica intelligente, quindi, la persona mantiene un ruolo centrale?
Certamente, ma cambiano le mansioni, le competenze, le modalità e i contenuti del lavoro. È l’operaio, infatti, che decide come dovrà lavorare la macchina, impostando il programma, verificando l’attività e intervenendo in caso di errori, ostacoli informatici/tecnici alla produzione (Scatola Nera sulle macchine e assistenza in remoto). Un discorso analogo vale per tutti i processi aziendali, che per evolvere necessitano di azioni formative mirate su tutte le figure aziendali coinvolte, a cui si aggiunge l’esigenza di poter contare su personale in grado di leggere, analizzare e processare la crescente mole di dati che la digitalizzazione ci fornisce e che il nuovo profilo del DataManager è chiamato a gestire.

Un settore all’insegna di una forte innovazione che ci porterà in quale dimensione?
Anzitutto verso nuovi modelli di mobilità, legati a un nuovo approccio degli utenti della strada basato sull’utilizzo anziché sul possesso del veicolo. Le evoluzioni tecnologiche e dell’Internet of Things, inoltre, conducono allo sviluppo e alla diffusione dei veicoli connessi a guida autonoma: un’opportunità per le aziende della filiera Automotive italiana di applicare e sperimentare il proprio know-how in questo comparto che vede il Cliente sempre più interessato alla connettività del mezzo, anziché alla potenza del motore e all’efficienza del carburante.