La passione per la bicicletta continua a crescere. Di sicuro l’impulso verso la mobilità attiva – con tutti i benefici che comporta per gli individui e per l’ambiente – è legato non solo alla pandemia che dopo il confinamento ci ha orientati verso la vita all’aria aperta, ma anche a una maggiore sensibilità per il problema dell’inquinamento dell’aria. Il settore dei trasporti, infatti, è responsabile di un quarto delle emissioni globali di gas serra legate ai combustibili e la metà di queste emissioni proviene dalle autovetture. E le previsioni non sembrano affatto buone se è vero che la domanda globale di trasporto su strada aumenterà di circa tre volte entro il 2050.
Che nei paesi dell’Europa continentale si vada molto in bicicletta non solo per fare sport o nel tempo libero, ma anche come mezzo per raggiungere il lavoro o la scuola, non è una novità. Si tratta di paesi (Austria, Germania, Danimarca e Olanda) in cui il sistema dei trasporti, anche pubblici, funziona in modo da soddisfare a pieno le esigenze della popolazione, e in cui il movente all’uso della bicicletta è culturale: la ricerca di una vita più ecologica e più sana. La bici, infatti, è una buona alternativa per evitare di compiere quotidianamente tragitti brevi in auto, e aiuta da un lato a mitigare l’impatto ambientale dei trasporti, dall’altro contribuisce a risolvere il problema dell’estrema sedentarietà della società moderna. L’Italia, invece, si colloca in una situazione in cui, soprattutto in alcune aree del Paese, prima si possiede un’auto, poi (forse) una biciletta. Altre nazioni, che richiedono spesso tragitti lunghi per giungere da un luogo all’altro, come Stati uniti, Australia e Canada, nonostante contino un numero di bici elevato, basano i loro trasporti sull’automobile. A livello mondiale, comunque, i paesi in cui la bici è meno diffusa sono quelli con un Pil pro capite più basso.
Uno studio pubblicato su ‘Nature Communications Earth & Environment’ ha evidenziato che se tutti si comportassero come i danesi, andassero cioè in bici tanto quanto loro, si risparmierebbero circa 414 milioni di tonnellate di CO2 emessa, pari in sostanza alle emissioni del Regno Unito nel 2015. Se si raggiungessero gli ancor più virtuosi livelli dell’Olanda, invece, il taglio sulla CO2 raggiungerebbe i 686 milioni di tonnellate, equivalenti all’86% delle emissioni dell’intera Germania nello stesso anno. Di quanti km al giorno parliamo? Pochissimi: 1,6 km per la Danimarca, uno in più per l’Olanda. Inoltre, l’utilizzo della bici ha un effetto anche sul tema della salute: in questi paesi si stanno già evitando circa 170 mila morti all’anno che potrebbero diventare 430 mila o addirittura 780 mila se si raggiungessero rispettivamente i livelli di utilizzo dei danesi e degli olandesi.
Certo, più biciclette in giro significa anche investire necessariamente su infrastrutture e sicurezza perché, è sempre bene ricordarlo, il ciclista è un utente debole della strada. Non solo, quello dei furti è un fenomeno criminale in forte ascesa specialmente in Italia. Esistono tuttavia nuovi sistemi e modalità efficaci per rendere più complicata la vita ai ladri, come sistemi integrati che prevedono il tracciamento GPS del mezzo. A tal proposito è da qualche anno sul mercato Sherlock by Viasat, un antifurto invisibile progettato per monitorare la bicicletta in qualsiasi momento. Un dispositivo di piccole dimensioni e facilmente occultabile, indispensabile per proteggere la bici, ma anche recuperarla in caso di furto.