Intervista con Vincenzo Borgomeo (Responsabile Motori, La Repubblica)
Grazie alle ricerche svolte dal giornalista di Repubblica Vincenzo Borgomeo è stato pubblicato un libro inchiesta sul mondo assicurativo italiano dal titolo “Il Libro nero dell’RC Auto”. Il libro mette sotto la lente di ingrandimento gli aspetti più negativi di questo settore. Non è solo un “testo denuncia”, ma mette in luce una serie di aspetti che fanno riflettere su come, in Italia, la lotta ai premi assicurativi troppo alti possa essere condotta solo sconfiggendo i tanti “furbetti”.
Perché un libro nero sull’RCAuto?
Perché è difficile parlare di sicurezza stradale se abbiamo tre milioni e mezzo di mine vaganti, di auto killer che viaggiano in Italia senza assicurazione. Il numero è impressionante visto che corrisponde al dieci per cento di tutto il nostro parco auto e che, purtroppo, è stato confermato a denti stretti da tutti. È un problema di costi, è vero: in Italia il premio medio RC Auto è il doppio di quello pagato in Francia, Germania e Spagna. Inoltre vi sono carenze nella liquidazione dei sinistri con un incremento dei reclami e delle sanzioni irrogate. E sussistono rilevanti fenomeni di frode con prevalente concentrazione nelle regioni meridionali. Insomma bisognerebbe superare la logica passiva basata sui controlli a posteriori mettendo in piedi un sistema che faccia prevenzione, un sistema ad esempio che introduca l’obbligo di comunicazione della copertura RC Auto per il rilascio e l’aggiornamento dei documenti di proprietà e di circolazione dei veicoli. Un sistema che poi non è nulla di nuovo visto che è già stato introdotto con successo in Gran Bretagna, Svizzera, Austria, Finlandia e molti altri Paesi europei. Solo così si arriverà a ridurre (di almeno il 30 per cento, secondo le stime delle compagnie di assicurazione) quell’incredibile somma che noi italiani paghiamo ogni anno per la polizza rc Auto: 16,9 miliardi di euro.
Vittime, gli automobilisti onesti, carnefici quelli fraudolenti che fanno alzare il costo dell’RCAuto di tutti noi…
Si, paradossalmente è così semplice. E la cosa fa rabbia perché basterebbe poco per combattere le truffe. Vi faccio un solo esempio. Che parte dai numeri. Proprio quei numeri che, a guardali, parrebbe che gli italiani siano gracili. Delicatissimi. E basta un nulla per danneggiare il loro fisico deboluccio. Ad un qualsiasi esperto di statistica noi appariamo così, visto che su 100 incidenti automobilistici da noi 21 provocano danni fisici contro i 10 di Francia, Germania e Belgio e gli 11 del Regno Unito. Solo che questo esperto di statistica dovrebbe essere appena sceso da una navicella spaziale dopo un viaggio infinito perché tutti sanno che in Italia si denunciano danni fisici anche quando non ci sono. Il principale di questi mali? Ovviamente il famoso “colpo di frusta” denunciato al ritmo di 700 mila volte l’anno – record mondiale – perché è impossibile diagnosticarlo in modo strumentale. In questi casi infatti l’automobilista dichiara solo di avere «mal di collo» e il medico diagnostica «il paziente lamenta forti dolori cervicali». Fine: la truffa all’assicurazione è servita. Non solo: in Italia con tre punti di invalidità – quelli che normalmente si danno per il colpo di frusta – si ha diritto al risarcimento. In Francia e in molti altri Paesi no. Così noi arriviamo a spendere circa 3000 euro per risarcire un automobilista vittima del colpo di frusta, pari a 2 miliardi di euro.
Abbiamo altri record negativi?
Fra i tanti record negativi in tema di assicurazione l’Italia ne ha anche uno che ha dell’incredibile: siamo l’unico Paese d’Europa nel quale 2 feriti su 3 negli incidenti stradali, sfuggono alla preliminare verifica dei rilievi delle forze di polizia. Incrociando i dati dell’ISTAT e quelli dell’ANIA si scopre insomma che ci sono 741.151 vittime in più, che vanno ricercate in un sommerso nebuloso nel quale ci dobbiamo mettere certamente gli eventi annotati nel cid, ma anche le truffe o le frodi alle compagnie, con una ricaduta pesante sulle tasche del contribuente. Ciò, ovviamente, comporta una crescente incapacità dell’utenza di corrispondere i premi assicurativi, con conseguente aumento degli atti di pirateria e del ricorso al mercato delle assicurazioni false per non parlare delle sempre più frequenti fughe all’alt della polizia. Già appare sospetto il fatto che la frequenza dei sinistri in Italia sia di 8,6 ogni 100 assicurati, di fronte ad una medie UE di 7,2. Ma ancora più incredibile è il dato che in Italia circa il 21 per cento dei sinistri provochi danni alle persone, contro una media europea di 13,5 e paesi vicini al nostro per tipologia della mobilità come Francia, Germania e Belgio che si fermano intorno a 10 per cento.
Ok gli automobilisti, ma ci sono anche le assicurazioni. Che mondo è oggi quello delle Compagnie assicurative?
E’ un mondo in crisi, stritolato dalle truffe da un lato e dalle polizze troppo alte, che mettono in fuga clienti disperati. Non voglio difendere le compagnie di assicurazione, ci mancherebbe. Ma per risolvere il problema dobbiamo iniziare a ragionare in modo diverso. Dobbiamo capire che le assicurazioni sono aziende private che non possono essere truffate perché ogni truffa viene poi “spalmata” su tutti noi. Dovremmo iniziare a parlare di truffe alla collettività, non di truffe alle assicurazioni. Far vincere la trasparenza in questo settore è però difficilissimo perché se mancano ancora le leggi per combattere le truffe, significa che la lobby dei truffatori è potentissima e ramificata.
Infine una sola domanda. La Black Box può contribuire in qualche maniera?
In maniera fondamentale. E non lo dico perché ora sono “in casa” di un grande costruttore di queste apparecchiature. La Scatola Nera rappresenta fra l’altro anche una tappa in direzione del sistema eCall per la chiamata automatica di emergenza al 112 previsto dall’Unione Europea con la raccomandazione dell’8 settembre 2011 per l’adozione su tutte le auto dal 2015. La funzionalità di eCall, che mira a fornire assistenza immediata in caso d’incidente tramite la localizzazione satellitare, potrebbe facilmente essere integrata in un apparato più complesso, comprendente la Scatola Nera e altre funzioni di interfaccia tra veicolo e infrastrutture.